Cosa vuol dire “immigrazione” – Cos’è, cosa non è, come avviene in Italia

Prima di chiarire i molti termini che spesso sentiamo sul tema, e prima ancora di definire chi sia una persona “immigrata”, è meglio definire a monte cosa significhi il termine “immigrazione”, nel contesto di movimenti di esseri umani. In sostanza, si parla di immigrazione quando una persona si trasferisce in uno Stato lasciando il suo Stato di nascita. Durante il suo viaggio questa persona è “migrante”, una volta arrivata è “immigrata”. Il turismo non rientra nella definizione di migrazione, perché il motivo del viaggio e del soggiorno non è quello di stabilirsi nel luogo di arrivo.
Chi sono e chi non sono le persone immigrate: ci sono tante divisioni che possiamo fare per chiarire chi sono le persone immigrate, e spesso finiamo per confondere termini diversi fra loro o dare significati diversi a termini uguali. Facciamo quindi un po’ di chiarezza, spiegando tre divisioni macroscopiche.
Per prima cosa chiariamo la divisione tra immigrazione irregolare e immigrazione regolare. Gli “immigrati regolari” sono: gli stranieri che hanno chiesto lo status di rifugiato politico, o lo hanno già ottenuto; gli stranieri che entrano o rimangono nei confini nazionali essendo provvisti di permesso di soggiorno valido non scaduto. Tale permesso viene rilasciato per vari motivi, sia Italia che Europa lo riconoscono per motivi familiari, di lavoro, di studio, per minori non accompagnati e altri casi particolari. In tutti gli altri casi si può parlare di immigrazione irregolare, e chi la compie è un immigrato irregolare, definizione di fatto sovrapponibile a quella di “clandestino”. Esempi di immigrati irregolari sono: stranieri italiani residenti in Italia ma con permesso di soggiorno scaduto o non valido; stranieri con mandato di rimpatrio che non siano coinvolti nel processo di rimpatrio; stranieri che, tramite le rotte migratorie del mediterraneo, entrino in acque territoriali italiane senza avere permessi di soggiorno o richiesta di status di rifugiato. Ovviamente, appena la persona rientra in uno dei casi menzionati sopra per l’immigrazione regolare, cessa di essere irregolare.
Parlando di asili politici e permessi di soggiorno, facciamo un secondo chiarimento sulla altrettanto famosa distinzione tra “profughi” e “migranti economici”. La teoria definisce il primo gruppo come quelle persone che fuggono per sopravvivenza o per necessità, e comunque per un motivo esterno al loro volere; il secondo gruppo sarebbe invece formato da chi cerca volontariamente una condizione personale migliore di quella di partenza. In pratica però, definire una linea chiara che separi i due gruppi è molto difficile, e lo dimostra il fatto che Stati diversi, anche all’interno della stessa Unione Europea, abbiano criteri e concezioni diverse di chi sia una persona “profuga”. Inoltre, la realtà è che è quasi sempre impossibile risalire ad una sola ragione per cui una persona sia spinta a migrare. Le ragioni possono coesistere, o essere una conseguenza dell’altra, o essere settoriali (basti pensare a eventuali migrazioni dovute a restrizioni di libertà di donne o persone omosessuali, che non impatterebbero direttamente uomini o persone eterosessuali migranti dallo stesso Stato).
Avendo quindi nominato i “profughi”, facciamo un terzo approfondimento sui nomi che vengono spesso utilizzati parlando di migranti e condizioni di grande oppressione. Abbiamo già definito chi siano i “profughi”, e ad essi sentiamo spesso accostare i termini “richiedenti asilo” e “rifugiati”. Un richiedente asilo è una profugo che, per ottenere lo status giuridico di protezione internazionale, ha chiesto ufficialmente di stabilirsi in uno Stato diverso dal suo Stato di provenienza. Un rifugiato è un richiedente asilo che ha ottenuto risposta positiva a tale domanda.
Quest’ultima divisione, e specialmente il concetto di “richiedente asilo”, è fondamentale e imprescindibile per parlare di immigrazione in Italia. Chiariremo questo punto mano a mano, e poi riassumendolo bene verso la fine, dopo aver parlato di punti di ingresso delle persone migranti in Europa (e quindi in Italia), di come queste persone entrano in Italia e di come vengono gestite una volta entrati.
Punti chiave: una persona è immigrata irregolare se entra o sta in Italia senza permesso di soggiorno valido, o senza richiesta (o status acquisito) di asilo politico. La differenza tra “profughi” e “migranti economici” ha poco senso. I profughi scappano da avversità, i richiedenti asilo sono profughi che fanno domanda di protezione internazionale, i rifugiati sono richiedenti asilo accettati.
Quali sono le rotte di immigrazione irregolare verso l’Europa (e quindi l’Italia): una delle domande più comuni sul tema migratorio è “Perché sembra che tutte le persone migranti in Europa arrivino in Italia?”. Come vedremo non è così, ma la domanda sorge Iecita per un motivo principale: la conformazione geografica dell’Europa fa sì che le principali rotte di immigrazione irregolare ci coinvolgano molto da vicino, ed è quindi bene partire dalla comprensione delle frontiere europee per poi chiarire i numeri di queste rotte migratorie. A Nord, a Ovest e a Sud dell’Europa i vari mari e oceani fanno da limite, escludendo alcuni piccoli casi particolari di territori stranieri inglobati (enclave, tipo Kaliningrad) e territori europei in terra straniera (exclave, tipo Ceuta e Melilla). A Est, l’Europa confina con la Russia, la Bielorussia, l’Ucraina, la Moldavia e la Turchia. Alcuni paesi balcanici non fanno parte dell’Unione Europea, ma in questo caso consideriamo solo i confini più esterni. Proprio per questa configurazione, le rotte di immigrazione irregolare riconosciute dall’Unione Europea sono principalmente tre, con una particolare attenzione ad una quarta creatasi da un paio d’anni al confine con la Bielorussia e una quinta generata dal conflitto in Ucraina (anche se quest’ultima potrebbe non considerarsi irregolare, visto che c’è stata una coordinazione europea per il ricollocamento). Le tre principali rotte sono tutte attraverso il Mediterraneo, e sono divise in occidentale (verso la Spagna), centrale (dove è coinvolta anche l’Italia) e orientale (principalmente verso la Grecia, sia via mare che via terra al confine con la Turchia). In questo grafico si può vedere l’evoluzione storica degli arrivi attraverso tali rotte: negli ultimi 8 anni il numero di arrivi nelle nostre coste è quasi sempre comparabile, se non inferiore, alla somma delle altre due rotte, e l’unico anno in cui la rotta centrale ha nettamente portato più migranti in Europa è stato il 2017. In più occasioni la rotta mediterranea centrale è stata definita la più pericolosa al mondo, più del confine USA – Messico e più di altre rotte intestine asiatiche: dal 2014 a oggi sono quasi 25mila i morti e i dispersi.Come accennato in precedenza, negli ultimi due anni si è aperto un canale anomalo di migrazione attraverso la Bielorussia, col suo culmine nell’estate del 2021 in cui la Polonia ha stimato circa 30mila tentativi di ingresso. Il conflitto in Ucraina ha invece generato una migrazione di massa senza precedenti dopo la seconda guerra mondiale: sono 10,4 milioni le persone ucraine che hanno attraversato il confine dall’inizio della guerra, e nonostante molte siano poi rientrate, sono ancora 6,7 milioni quelle fuori dai confini ucraini e ospitate nei in vari stati limitrofi e non. La popolazione ucraina a fine 2021 era di poco meno di 44 milioni.
Punti chiave: le rotte di migrazione irregolare per l’Europa sono tre e passano tutte per il Mediterraneo. Una quarta, minore, si era aperta al confine con la Bielorussia, mentre una quinta si è creata per la massiccia fuga di persone ucraine dal conflitto in Ucraina.
Come i migranti entrano in Italia, e da dove arrivano: l’approdo dei migranti che attraversino la rotta mediterranea centrale avviene in vari modi: in autonomia, se l’imbarcazione di partenza dagli stati africani resiste alla traversata; salvati da navi governative (dalle navi della missione europea Frontex a quelle della guardia costiera) o civili (i mercantili); salvati da navi di Organizzazioni Non Governative (ONG). Negli ultimi anni gli sbarchi tramite le prime due modalità sono stati di parecchio più alti rispetto alla terza, ma siccome l’attenzione sulle navi delle ONG è sempre stata la più alta, vediamo che variazione c’è stata nel tempo: nel 2016 la media annuale di salvataggi di navi ONG è stata del 26,2% rispetto a tutti i salvataggi. Nei primi mesi del 2017, quella percentuale era salita a circa il 40%. E’ stato in questo periodo che si è iniziato a parlare di “pull factor”, cioè che la garanzia di salvataggi in alto mare incentivasse la migrazione, e di accordi tra ONG e scafisti. Fino ad oggi, nonostante la retorica insistente e gli studi fatti, entrambe le affermazioni risultano false. Nel tempo le attività delle ONG sono poi calate: nella prima metà del 2019 gli sbarchi da navi di ONG erano l’8% del totale, nella prima metà del 2022 erano il 16%, poi calati al 10% nelle due settimane dall’insediamento del governo Meloni. Sempre nella prima metà del 2022, gli sbarchi autonomi sono stati il 53% e i salvataggi non da navi di ONG il 31%. Da anni le navi di ONG rappresentano una piccola minoranza delle navi con cui i migranti arrivano in Italia, e ogni politica attuale mirata a limitare esclusivamente il loro operato non avrà un impatto numericamente rilevante sulla questione.La nazionalità dei migranti irregolari in arrivo in Italia è censita dallo Stato italiano dal 1° Gennaio 2017, giorno dal quale sono sbarcate circa 340mila persone. Escludendo un 24% circa per cui l’informazione sulla nazionalità non è disponibile, la maggioranza degli arrivati tramite la rotta mediterranea viene dalla Tunisia (17,4%), dal Bangladesh (9,8%) e dall’Egitto (7,6%). Nell’arco degli anni sono arrivate circa lo stesso numero di persone dall’Africa Subsahariana e dal Nord Africa, e un numero simile ma leggermente inferiore dall’Asia. Quest’ultima si è intensificata negli ultimi anni soprattutto con arrivi da Bangladesh, Afghanistan e Siria, mentre le persone in arrivo dall’Africa subsahariana erano concentrate nel 2017 e 2018.
Punti chiave: gli arrivi avvengono tramite imbarcazioni autonome, imbarcazioni civili e delle autorità italiane e europee, imbarcazioni di ONG. Le terze sono responsabili in percentuale di un basso numero di arrivi, calato col tempo. Le persone arrivano dal Nord Africa, dall’Africa Subsahariana e dall’Asia.
Funzionamento e costo dell’accoglienza in Italia: vediamo ora, sinteticamente, come funziona la rete di accoglienza italiana per un migrante che arrivi dalla rotta mediterranea centrale. All’inizio l’organizzazione è centralizzata, con pochi luoghi che fungono da imbuto, per poi diventare sempre più capillare sul territorio. Il primo passo è fatto negli hotspot, dove i migranti vengono identificati, soccorsi sanitariamente e, cosa fondamentale, informati sulle procedure di richiesta di asilo. Chi non volesse farla viene condotto nei centri per il rimpatrio, utilizzati per tutte le procedure di rimpatrio ed espulsione e attraverso il quale nel 2021 sono transitate poco più di 5mila persone. Gli altri (la stragrande maggioranza) vengono poi smistati nei centri di prima accoglienza, dove sostano in attesa di sapere quale centro di seconda accoglienza li ospiterà. Lo spostamento da hotspot a centro di prima accoglienza a volte non avviene con la velocità prevista, e quindi si parla spesso di sovraffollamento degli hotspot. I centri di seconda accoglienza sono pensati per fornire alle persone immigrate gli strumenti basilari per potersela poi cavare da soli; il tempo possibile di permanenza è limitato, e alla scadenza le persone dovrebbero esser state in grado di trovare un lavoro e un alloggio in maniera autonoma. A questi centri viene corrisposta una retta giornaliera in base al numero di migranti, e quei fondi dovrebbero servire sia per garantire cibo e alloggio che per insegnare la lingua e far comprendere leggi e cultura italiana. I posti in questi centri di seconda accoglienza sono però risultati insufficienti nel tempo per far fronte all’effettivo numero di migranti, e sono quindi stati creati dei centri di accoglienza straordinari, attivabili in meno tempo. Tutt’ora questa modalità straordinaria è invece la norma, e la minore attenzione posta su di essa fa sì che la qualità della formazione e accoglienza delle persone ne risenta enormemente. Tutto ciò si trasforma in un problema quando queste persone non potranno più fare affidamento sull’appoggio all’integrazione per affrontare una situazione economica e un mondo del lavoro difficile anche per un cittadino italiano, fino ad impattare la vita di tutta la società. Maggiori dettagli sul tema si possono trovare qui e qui.
Brevemente, accenniamo qualcosa anche sul costo di questa politica di accoglienza. Nel 2018 la previsione di spesa per la gestione migratoria era attorno ai 5 miliardi, ma tale previsione era influenzata dal numero di arrivi nei due anni precedenti, i maggiori di sempre sulla rotta mediterranea centrale. Il consuntivo del 2017 mostra una spesa di 4,4 miliardi di euro (0,5% circa della spesa pubblica italiana), mentre una stima per il 2020 si aggira attorno ai 2,1 miliardi di euro (0,2% circa della spesa pubblica italiana).
Punti chiave: le persone migranti vengono prima smistate dagli hotspot nei centri di prima accoglienza, e poi in quelli di seconda accoglienza. A questi, insufficienti, si sono aggiunti centri straordinari, più numerosi e meno efficienti. Per l’accoglienza si è speso lo 0,5% della spesa pubblica nel 2017, cioè l’anno con più afflussi.
Collegamento tra persone migranti e richiedenti asilo: come detto prima, non si può scindere un discorso sui numeri dell’immigrazione irregolare da uno sulle richieste di asilo. Perché? Per un motivo principale: la stragrande maggioranza di chi arriva per la rotta mediterranea centrale chiede poi una qualche protezione internazionale (gli hotspot hanno quella funzione lì), ma la stessa protezione viene richiesta anche negli altri Stati europei da altri migranti, che arrivano sul loro suolo in altra maniera. In sostanza, il tema dei richiedenti asilo in Europa è più ampio di quello dell’immigrazione irregolare in Europa. Allarghiamo quindi il contesto e cerchiamo di capire i numeri delle richieste di asilo e degli stranieri, rapportando l’Italia con gli altri stati europei. L’Italia nel 2021 ha esaminato in termini assoluti circa 53mila richieste di asilo, cioè 1 ogni 1100 abitanti in termini relativi. Nello stesso periodo Spagna, Germania e Francia, cioè gli stati più simili a noi all’interno dell’Unione Europea, ne hanno esaminate di più sia in termini assoluti che relativi: Spagna 65mila (1 ogni 726 abitanti), Francia 121mila (1 ogni 561 abitanti), Germania 191mila (1 ogni 440 abitanti). Inoltre, in termini relativi agli abitanti totali, sono da segnalare anche Slovenia (1 ogni 560 abitanti), Austria (1 ogni 224 abitanti) e Cipro (1 ogni 89 abitanti). Se invece si guarda alla somma di prime richieste di asilo fatte in Europa negli ultimi dieci anni, si nota che la Germania è di gran lunga al primo posto con 2,3 milioni di domande, e staccate di molto la seguono Francia, Italia, Svezia e Spagna. Il divario è così grande che questi 4 paesi assieme hanno accolto tanti richiedenti asilo quanti ne ha accolti la sola Germania.
Punti chiave: guardando all’immigrazione irregolare come un pezzo del tema delle richieste di asilo, si vede che l’Italia non è mai in una situazione di isolamento.
Quanti stranieri ci sono in Italia: per quanto riguarda gli stranieri totali presenti in Italia, mettendo insieme dati e stime del 2020 il sito lenius.it ha calcolato il numero di 6,3 milioni, cioè circa il 10,4% della popolazione totale. Questo comprendeva gli stranieri, residenti e non, con un regolare permesso di soggiorno (circa 5,7 milioni, il 9,4%), i richiedenti asilo (stimati in 80mila, lo 0,13%) e gli immigrati presenti irregolarmente sul suolo italiano (stimati in circa 500mila, lo 0,82%). Questi ultimi li abbiamo definiti all’inizio, sono ad esempio persone non identificate, o con permesso di soggiorno scaduto o non valido, o che non hanno obbedito ad un ordine di espulsione o rimpatrio. Circa metà degli stranieri regolarmente soggiornanti vengono da Romania, Albania, Marocco, Cina e Ucraina, ma anche comunità di altri stati asiatici e africani sono abbastanza presenti. Confrontandosi con gli altri stati europei per presenza di stranieri in rapporto alla popolazione totale, l’Italia a fine 2020 era lievemente sopra la media europea, ma sotto altri stati come Austria, Germania e Spagna.
Punti chiave: la quasi totalità degli stranieri in Italia non sono immigrati irregolari. Il numero di stranieri in Italia rispetto alla popolazione totale è di poco superiore alla media europea.